Gli ascensori per disabili si differenziano nettamente dagli ascensori standard? Cosa dice la normativa in merito? Quali requisiti devono rispettare?
Nella guida che segue rispondiamo a queste domande, cercando di fare il punto sulle soluzioni a disposizione di chi soffre di importanti problematiche motorie. Parleremo anche dell’opera di regolamentazione del legislatore, e in particolare delle misure che vengono suggerite/o imposte ai costruttori. Infine, forniremo una stima dei costi e parleremo delle eventuali agevolazioni.
Esistono davvero gli ascensori per disabili?
In realtà, non esistono dei veri e propri ascensori per disabili. O, per meglio dire, tutti gli ascensori dovrebbero essere compatibili con la fruizione da parte dei disabili. Ovviamente, ciò vale per quelli di nuova costruzione. Quelli esistenti, e magari costruiti molti anni fa, potrebbero non manifestare una compatibilità in tal senso.
D’altronde, la normativa interviene su parametri specifici, che sono pensati specificatamente per migliorare l’esperienza d’uso da parte degli individui costretti sulla sedia a rotelle o che , come minimo, soffrono di importanti e invalidanti problematiche motorie.
Il riferimento è ovviamente alla dimensione del vano, che dev’essere tale da ospitare comodamente una sedia a rotelle.
Stesso discorso per la luce netta, che indica in buona sostanza la larghezza della porta. Anch’essa dev’essere abbastanza ampia da consentire il passaggio della sedia a rotelle.
Un’altro parametro da tenere d’occhio è la grandezza dello spazio antistante l’apertura, che impatta (e non poco) sulla fruizione dell’ascensore stesso, ovvero sulla facilità e sulla sicurezza delle attività di immissione nel vano.
Per quanto concerne il meccanismo di funzionamento, non si segnalano obblighi precisi. Dunque, l’ascensore può essere sia idraulico che elettrico. Nel primo caso, sarà più veloce ma ingombrante. Nel secondo caso, sarà un po’ più lento ma occuperà meno spazio.
Cosa dice la normativa
La normativa principale, in fatto di ascensori – e più in generale di strutture, elementi, interventi e apparecchiature per l’eliminazione delle barriere architettoniche, è il Decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 24 luglio 1996, anche noto come “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”.
Per la Lombardia, tuttavia, fa fede la Legge Regionale n. 6 del 20 febbraio 1989. Le differenze, tra gli obblighi e i requisiti imposti dalle due norme, sono però minime.
In merito agli ascensori per uso privato, possiamo fare riferimento al seguente schema.
- Ascensori in edifici preesistenti. In questo caso, il vano deve misurare almeno 120 x 80 cm. Lo spazio antistante l’ascensore dev’essere invece almeno 140 x 140.
- Ascensori in edifici nuovi. Nella fattispecie, il vano deve misurare almeno 140 x 110 cm. Lo spazio che dà sull’apertura invece dev’essere almeno 150 x 150 cm.
La normativa suggerisce anche l’obbligo di applicare la pulsantiera a un livello compatibile con le possibilità delle persone in carrozzina. Dunque, il pulsante più in alto dev’essere posto a un’altezza raggiungibile dalla posizione seduta.
Una panoramica sui mini-ascensori
A ben vedere, esiste una categoria di ascensori che, pur non essendo esattamente per disabili, vedono questi ultimi come i principali fruitori: i mini ascensori.
Il suffisso “mini” fa riferimento non tanto alle dimensioni, quanto alla lunghezza del tragitto. Nella maggior parte dei casi, si riduce a un solo piano. Infatti, vengono installati prevalentemente nelle abitazioni, allo scopo di consentire la piena fruizione delle medesime anche a chi soffre di problematiche motorie. Ovviamente, i mini ascensori sono riservati alle abitazioni multilivello, che si sviluppano su due o più piani.
Si tratta di una soluzione molto comoda, almeno rispetto a quelle classiche, ovvero i montascale. Questi ultimi impongono all’utilizzatore di salire su un supporto, che può essere una pedana o una poltroncina, e lasciarsi trascinare lungo tutte le scale. I mini ascensori, invece, si muovono in verticale.
Certo, presentano alcuni svantaggi. In primo luogo, sono più costosi, in quanto costringono a un intervento edilizio abbastanza invasivo, che consiste primariamente nella costruzione del pozzo dell’ascensore. Secondariamente, richiedono molto più spazio, sicché spesso e volentieri non possono essere costruiti.
Costi e agevolazioni
I costi di un ascensore cambiano in base ad alcuni fattori. Questi comprendono la lunghezza della corsa, ovvero il numero di piani che l’ascensore è chiamato a coprire; la grandezza e la capacità di carico; la tecnologia utilizzata (idraulica o elettrica) e persino il design. Idem per i mini-ascensori, che però impongono anche la spesa per la costruzione del pozzo. Ecco un prospetto.
Tipologia | Elettrico | Idraulico |
Corsa corta (max 2 piani) | 10.000 – 20.000 euro | 15.000 – 25.000 euro |
Corsa lunga (max 6 piani) | 20.000 – 40.000 euro | 30.000 – 60.000 euro |
Mini ascensore (corsa 1 piano) | 12.000 – 18.000 euro | 15.000 – 25.000 euro |
Per fortuna, a mitigare la spesa interviene l’agevolazione fiscale per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Essa consiste in una detrazione IRPEF al 75%. In buona sostanza, è possibile detrarre – nel corso di cinque anni – ben quattro quarti della spesa.